Maestro, io mi sforzo di rimanere sveglio e di non cadere dentro i miei meccanismi, cerco di non farmi trasportare, ma è molto difficile reprimerli» Disse Simone con un filo di voce.
Eravamo alla Sacra di San Michele, luogo trapuntato da un silenzio millenario e da una notevole energia benefica. Per questo incontro l’appuntamento fu stabilito davanti ad un noto discount ad Avigliana, era necessario fare la spesa prima di salire per la provinciale che costeggia il lago grande e che s’inerpica su per la collina per giungere direttamente all’abbazia.
Come al solito il comunicato e l’indirizzo ci arrivarono via sms, ma questa volta un giorno prima. Era il secondo giovedì di giugno ed il comunicato diceva:
«Ci vediamo domani alle ore 17:00 davanti al Penny Market di Avigliana, oltre al solito abbigliamento porta lenzuola o sacco a pelo e asciugamani»
Quando Simone pose la domanda, ci trovavamo sul terrazzo antecedente l’ingresso della cappella, la millenaria costruzione diventata negli anni punto di riferimento spirituale di notevole interesse. La Sacra, così veniva chiamata dagli abitanti del luogo, era stata tra l’altro la prima tappa della via Francigena in Italia. Nella mia mente calcolai il numero dei pellegrini che probabilmente la visitarono nei suoi milleduecento anni di vita. Un numero esorbitante!
Il panorama che si godeva da lassù valse l’arrampicata sui quasi duecentocinquanta scalini in pietra. Li percorremmo in religioso silenzio seguendo le disposizioni del Maestro, il quale ci chiese di portare l’attenzione al corpo, seguendo la cadenza del respiro
e i movimenti dei muscoli, ascoltando i suoni e i profumi circostanti.
«Essere svegli vuol dire attivare il proprio testimone interiore ed osservare ciò che ci accade con distacco per dargli il giusto peso. Reprimere il meccanismo e soprattutto sentirsi in colpa non farà nient’altro che acutizzare il problema, appesantendolo ulteriormente. In verità vi dico, ridete di quegli automatismi che da anni vi provocano sofferenza e paura, non prendetevi sul serio ed essi svaniranno»
Il maestro parlava in tono pacato senza distogliere lo sguardo dalla Val di Susa, che si stendeva sotto di noi
come un variopinto tappeto.
«La repressione porta alla nevrosi e alla malattia, è come voler tappare la bocca di un vulcano: correte il rischio di farlo esplodere! La semplice osservazione, viceversa, è innocua e dà ottimi risultati. Se osservaste l’eruzione di un vulcano e studiaste l’evoluzione del fenomeno tenendovi a dovuta distanza, scoprireste che non è nient’altro che una manifestazione naturale; così imparerete a costruire le vostre case in luoghi dove la lava non arriva, potrete sfruttare la sua immensa energia per scaldarvi e produrre elettricità.
Allo stesso modo, se osserverete l’insorgere dei vostri meccanismi, vi accorgerete che sono fenomeni naturali, nati con l’evoluzione, quando ancora poco più che animale, l’uomo lottava a difesa del territorio e delle risorse per la sua sopravvivenza. Scoprirete in sostanza che essi non vi servono più e nel migliore dei casi, imparerete a sfruttare quelli utili per il vantaggio vostro e degli altri»
Tratto dal romanzo Dialogando con il Maestro