A porre la domanda non fui io bensì Filippo che aveva rimuginato tutto il tempo, seduto in disparte.
«Il giudizio deriva dall’ignoranza, tu giudichi quando non sai! Quando ignori tu hai la presunzione di porti a giudice dell’Universo e di decretare ciò che è giusto o ciò che è sbagliato. Sei sopraffatto da un turbinio di preconcetti che non ti appartengono, che ti si sono appiccicati addosso in superficie, ma che se scavi in profondità non trovi. Al centro del tuo essere non esiste l’ignoranza, non esiste il giudizio, e man mano che scendi in profondità si aprono gli orizzonti della tua consapevolezza e ti accorgi di quanto sia vasta la tua ignoranza in superficie. Ricordi? “Più sai, e più ti rendi conto di non sapere”. Tu giudichi quando ti fermi alla superficie, all’apparenza delle cose, ma stai esplorando solo una piccolissima parte della realtà, ne hai una visione distorta. Entra in profondità, vai oltre, e cadrai nella comprensione suprema del Tutto, vedrai oltre agli schemi, entrerai nel codice della vita, sarai sopraffatto da quella forza e da quello spirito che ti renderanno libero»
Rimasi toccato dalla spiegazione che arrivava opportuna anche per me. Ricordo con immenso piacere quei momenti che furono determinanti per la mia crescita. Oggi lo so: la comprensione è lo strumento che ci aiuta a osservare gli altri, senza cadere nel giudizio e nella critica. Ma in quel tempo, che mi sembra così lontano, avevo ancora molti dubbi.
Tratto dal romanzo “Dialogando con il Maestro”