“Da sempre è una grande opportunità dell’uomo, quella di rispecchiarsi nell’altro, riconoscersi e vedere il proprio grado di risveglio attraverso la persona che gli si pone davanti”.
All’interno della villa che ci ospitava vi era una palestra, lo spazio era sufficientemente ampio per accoglierci comodamente. Qui il Maestro ci fece svolgere lavori di gruppo tutti improntati sulla consapevolezza del testimone e sull’identificazione. Uno in particolare mi colpì molto; ricordo che il Maestro ci mise in coppia in piedi uno davanti all’altro e ci disse:
«Ora vi dimostrerò come l’identificazione sia molto potente, vi propongo un gioco: nella coppia che ho formato uno comincerà a denigrare l’altro. State recitando, immaginate di essere attori di una commedia, perciò rimanete consapevoli che tutto quello che viene detto non è reale, è una finzione. Quando io dico stop la denigrazione e le cattive parole diventeranno elogio alla bellezza e alla capacità di chi è stato appena inveito. Dopodiché cambieremo personaggio e chi era oggetto di critiche, criticherà l’altro»
Io fui accoppiato a Tommaso e Filippo a Simone. Ce ne dicemmo di tutti i colori, e devo ammettere che mi riuscii meglio l’invettiva che l’elogio, evidentemente avevo ancora molta rabbia repressa dentro me, e quello fu un ottimo esercizio anche per tirarla fuori, ahimè, purtroppo in faccia al povero Tommaso.
Nella condivisione finale, dopo l’esercizio, tutti unanimemente concordammo nel dire che ci eravamo sentiti toccati ed umiliati dalle invettive, per poi gongolare e andare in brodo di giuggiole per gli elogi e le lusinghe. Incredibile! Anche consci del fatto che si trattasse di una finzione il nostro meccanismo era partito in automatico e contro ogni nostro volere: esso era il padrone delle nostre emozioni.
«Ecco la dimostrazione di come l’identificazione vi rende schiavi e prigionieri degli altri e delle situazioni esterne a voi.
A maggior ragione vi dico che tutto ciò che gli altri vedono in voi in realtà non vi appartiene, non siete voi, ma è una proiezione dell’interlocutore che avete davanti. Questa è una legge universale, si chiama legge dello specchio: un individuo vede nell’altro i difetti ma anche i pregi latenti che egli stesso possiede, d’altronde non potrebbe essere altrimenti. Il ladro vede il latrocinio ovunque, perché lui stesso ne ha il seme dentro, se non conoscesse il furto e la possibilità di rubare non potrebbe vederlo negli altri, semplicemente perché non lo conosce. Allo stesso modo il poeta vede la bellezza e la poesia ovunque. Quindi non identificatevi in ciò che vi dicono gli altri, soprattutto imparate a crescere e migliorarvi sfruttando anche le critiche»
Tutto ciò mi suonava strano, non riuscivo a comprendere, così istintivamente chiesi:
«Maestro come è possibile utilizzare questo strumento per crescere?»
«È possibile attraverso le tue emozioni: esse sono gli occhi per specchiarti dentro. Quando una forte emozione negativa ti scaturisce per le azioni di un altro, allora quella azione è anche tua, ti appartiene ed è lì anche se vuoi nasconderla a te e agli altri! L’unico modo che hai per celarla è non guardarti più allo specchio, ma non avrai scampo anche se romperai lo specchio in miliardi di frammenti, perché ciò che non ti piace rimarrà. Al contrario, quando non ti toccheranno le azioni altrui, anche quelle apparentemente negative, comprenderai che non ti apparterranno più, sarai sveglio e potrai guardare con amore e senza giudizio lo specchio umano che incontrerai sul tuo cammino»
Tratto dal romanzo “Dialogando con il Maestro”